Project Description
Resistenze è un insieme di storie raccontante lentamente e sottovoce, di uomini e di donne che quotidianamente combattono per rivendicare la propria esistenza e che arrancano nella società del mondo del consumo e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sull’ambiente. E nonostante questo non si arrendono, resistono e danno una propria interpretazione di questa società.
“Il Fotogiornalista deve avere sempre molto tatto per non offendere le persone, soprattutto non le deve mai umiliare. A volte una foto può essere una fucilata” diceva Mario Dondero. Per questo ti devi saper calare nella realtà in cui ti trovi, devi conquistarti la fiducia delle persone e far sembrare la macchina fotografica un elemento naturale di quel contesto, devi essere uno di loro.
Resistenze ripercorre le tappe di un percorso umano prima che professionale che è durato anni e lo fa lentamente, guardando indietro e raccontando incontri incredibili.
Resistenze parte dall’Isola delle vedove nel nord ovest del Nicaragua. Qui i Caneros muoiono di una malattia ai reni causata dalle tante ore di lavoro ad altissime temperature e soprattutto dai pesticidi che l’azienda getta sui campi proprio mentre i Caneros lavorano. I pesticidi contengono degli acidi che – oltre a bruciare la pelle dei lavoratori – inquinano le falde acquifere della zona e di conseguenza infettano i reni. Sull’Isola delle vedove sono rimasti ormai pochissimi uomini, quasi tutti già malati e impossibilitati a lavorare.
Abbiamo risalito il centro America fino al confine Guatemala-Messico di Hidalgo, dove ogni giorno decine di migranti attraversano il fiume che divide i due paesi per dirigersi al nord, verso gli USA, per cercare una vita più dignitosa. Lungo questa rotta abbiamo incrociato le piccole comunità indigene della selva e arriveremo nelle zone controllate dall’EZLN, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che oltre 20 anni fa disse “Ya Basta!”.
Basta al trattato tra Messico e Usa, a seguito del quale insorsero contro il governo messicano rivendicando le loro origini indigene e di legame con la terra, ripudiando quell’accordo e dichiarando l’autogoverno nelle zone da loro occupate.
Abbiamo attraversato l’oceano e siamo arrivati in Europa, dove i movimenti si sono opposti alle politiche di austerity in Italia, Belgio e Germania. Abbiamo incontrato la comunità kurda di Bruxelles che durante l’assedio di Kobane ha manifestato quasi ogni giorno sotto i palazzi dell’Unione Europea per chiedere un intervento a sostegno del popolo kurdo.
Dal Belgio siamo scesi a sud fino ad arrivare in Italia. Qui prima abbiamo incontrato le realtà che praticano lo sport popolare, accessibile a tutti e mezzo di prevenzione della criminalità dei quartieri poveri delle città e poi con il calare della notte, siamo entrati nei bar della periferia romana che cercano di resistere alla sempre più pressante gentrificazione che risucchia tutto quello che c’è di autentico nei quartieri per trasformarlo in luoghi alla moda e costosi.
In questo contesto abbiamo conosciuto i personaggi che vivono una realtà fatta di dipendenze di alcol, problemi sociali e familiari. Qui le nottate passano tra bicchieri colmi di vino, carte e biliardo ma in tutti si può ritrovare un grande spirito d’umanità. Con lo spuntare del giorno siamo usciti dai bar per andare nei campi Rom della Capitale, dove chi li popola è da sempre emarginato dalla società e vittima del pregiudizio razziale.
Prima di scendere ancora più a sud siamo passati per la “Jungle” di Calais dove circa 10.000 persone vivevano fino a pochi mesi fa in condizioni al limite dell’umanità. Continuavano a resistere spinti dalla volontà di attraversare il Canale della Manica in ogni modo possibile e per vivere dignitosamente nel Regno Unito. Da Calais abbiamo puntato alla volta del Libano, dove oltre un milione di profughi siriani vive in campi e case provvisorie. Siamo entrati in un ospedale di guerra della Croce Rossa Internazionale dove sono ricoverati i feriti dei bombardamenti di tutti gli schieramenti coinvolti nel conflitto siriano.
Resistenze racconta le vite di tutti loro, quelle che erano le loro aspettative in Siria, come sono sfumate a causa della guerra e quello che si aspettano dal futuro.
Chiudiamo il nostro viaggio in Palestina, luogo simbolo delle resistenze negli ultimi decenni. Attraverso le fotografie conosceremo la Striscia di Gaza con la sua voglia di vita in mezzo alle macerie della guerra. Incontreremo attraverso gli scatti gli studenti e le studentesse delle università, la spiaggia della città vissuto come luogo d’aggregazione, il parkour e il rap come simboli della resistenza e della lotta giovanile. Infine il porto e i pescatori che ogni notte sono bersaglio dei colpi provenienti dalle navi militari israeliane.