Project Description
Soffro di attacchi di panico da molto.
Quattro anni fa ho deciso di inseguire le tracce del mostro e provare a vincere la paura, affrontandolo.
Ho incontrato persone che soffrono di attacchi di panico, a volte amici, a volte perfetti sconosciuti.
Ho ascoltato le loro storie, imparato dalle loro storie, e infine raccolto parole e immagini.
“Pandemonio” è il risultato.
Pan: dio greco metà uomo metà caprone, spaventa i viandanti con ululati terribili.
È da qui che nasce l’accezione di “panico”:
un terrore improvviso, una paura incontrollata che assale.
Un dio che assomiglia a un demone,
un dio che si moltiplica e diventa “tutti i demoni”: PANDEMONIO.
Un ATTACCO DI PANICO è un PANDEMONIO.
Poi, all’improvviso, testa sott’acqua.
Il mostro spinge giù, in profondità.
Solo blu oltremare.
E cominciamo a boccheggiare come pesci, ma senza branchie.
Niente più come prima.
Niente più superficie.
Siamo sotto, dentro, ormai.
È venuta a galla una nuova forza, nel frattempo; la forza di essere fragili, la forza
più autentica.
Pur se nel mentre ci sembra di morire, di attacchi di panico NON SI MUORE.
Un evento positivo mascherato da evento negativo.
Una ribellione del corpo a situazioni di comodo ormai scomode.
Una richiesta di aiuto dell’IO.
Un segno che dobbiamo cambiare qualcosa.
Vincere l’inganno del dio Pan che, mentre spaventa i viandanti, spaventa anche se stesso,
non è impossibile.
Nessun mostro è invincibile.
Pandemonio è un lavoro sulla vulnerabilità , che siamo abituati a nascondere sotto il tappeto come fosse sporco di cui vergognarsi.
Eppure non esiste altra cosa al mondo che possa renderci più umani della vulnerabilità stessa.
Un meccanismo innescato da una società che esige compulsivamente e ininterrottamente forza, potere, risolutezza, impassibilità, freddezza, velocità.
E ci ritroviamo automi spersonalizzati amputati dell’umanità e della sensibilità che ci caratterizzano.
Gran parte della popolazione mondiale ne soffre ma fa fatica a parlarne, perché associa l’evento, o la successione di eventi, a un “handicap”, a una debolezza.
Una debolezza che può, invece, essere un punto di forza.
Un punto di forza che può far leva sulla perdita di quel controllo a cui siamo tanto ancorati.
Un’ ancora di salvezza fasulla che ci allontana dall’altro e dal sé.
La necessità di approfondire il tema dal punto di vista fotografico è nata anche dal bisogno di aiutare l’altro, che giunge in nostro soccorso, a riconoscere il mostro.
Quando ci troviamo ad avere un attacco di panico siamo spesso aiutati da persone che non hanno mai avuto una crisi di panico e che, dunque, non sanno come intervenire.
Quella “paura della paura” che ci è così familiare non è sempre facilmente identificabile, al contrario.
Si maschera spesso da tachicardia, svenimento, tremore, nausea, capogiro, sudorazione, dispnea.
Sono sintomi che possono fuorviare.
Ecco perché è fondamentale saperli riconoscere, accogliere.
Ecco perché è necessario essere in grado di farsi aiutare e, a volte, di aiutare.
È stato l’ennesimo caso di attacco di panico riscontrato in una persona totalmente “inaspettata” a scatenare in me il desiderio di guardare attraverso l’obiettivo della fotocamera cosa realmente succede.
Può accadere a chiunque, purtroppo, anche a quei soggetti che si sentono inattaccabili.
Pandemonio è stato come guardarsi da fuori, attraverso gli altri.
È stato condivisione, empatia e coraggio, per me e per tutti i soggetti incontrati.
Uno sfogo dell’anima.
Un’esperienza umana incredibile.
Anche se nel mentre sembra di morire……
di attacchi di panico non si muore.
Al contrario, si rinasce.