Project Description
Con i contributi di:
• Riccardo Bononi – Antropologo visuale / Art Director di IMP – International Month of Photojournalism / Presidente IRFOSS Istituto di Ricerca
• Irene Masala – Giornalista
• Enrico Dalla Pietà – Architetto / Vice-Presidente Architetti Senza Frontiere Veneto
Nel solo 2016 il numero di persone che hanno lasciato l’Italia è stato notevolmente superiore al numero dei migranti approdati sulle sue coste. Sono circa 285 mila gli italiani che hanno fatto le valigie per migrare all’estero in cerca di migliori opportunità, cifra che supera di almeno 100 mila unità quella dei migranti arrivati in Italia nello stesso periodo.
Siamo ormai abituati all’uso intensivo che i media fanno di immagini che raffigurano i migranti. Essi ci appaiono tutti uguali e sono spesso trattati poco più che come numeri. Rifiutando rappresentazioni e luoghi comuni basati su dolore e miseria, No promised land ha lo scopo di restituire una storia e un volto a quei numeri raccontando un aspetto altrimenti invisibile degli avvenimenti legati alle moderne migrazioni; qualcosa di molto diverso da ciò che siamo abituati a vedere.
Realizzato in Veneto, una regione chiave nel sistema Italia e nei flussi migratori, con questo progetto si è voluto mostrare per la prima volta lo stretto rapporto tra spazio fisico e vita quotidiana nelle strutture di accoglienza, così come tra architettura e migrazioni. È un percorso fotografico che, attraversando un gran numero di strutture, crea una narrativa visuale in cui ogni edificio è il capitolo di una storia che giunge infine a modellare la realtà sconosciuta del “sistema di accoglienza” per migranti, rifugiati e richiedenti asilo.
L’espressione “struttura” è usata come termine generico racchiudendo consapevolmente un ampio panorama di situazioni abitative talvolta agli antipodi. Nel corso di questa narrazione per immagini si viene a contatto con storie e luoghi apparentemente molto diversi tra loro, ma allo stesso tempo molto simili e rappresentativi di un momento storico di importanza cruciale.
Per essere esaustivi, si è iniziato con l’esplorare casi in cui l’accoglienza ha fallito o non è mai avvenuta, passando poi attraverso fasi di accoglienza ordinaria fino a giungere a esempi di housing sociale, quest’ultimi considerabili come un importante passo verso la futura integrazione.
In No promised land la combinazione tra fotografia e architettura gioca un ruolo fondamentale. Nel racconto visuale di come l’architettura possa svolgere compiti di accoglienza, è possibile agire costruttivamente sulla percezione di un fenomeno che resta e resterà complesso.
L’importanza rivestita da una corretta informazione implica anche un corretto uso delle immagini. A cominciare dal singolo individuo, ciò che non può mancare è il desiderio di una conoscenza più globale dei fatti. Solo in secondo luogo sarà responsabilità di coloro i quali dovrebbero recepire e quindi attuare determinate strategie.













