Project Description
Architetture Criminali è un libro di Adelaide Di Nunzio.
Prefazione di Petra Reski, giornalista e scrittrice tedesca, famosa per la sua produzione letteraria “di denuncia” sulla criminalità organizzata
Fotografie e storie di Adelaide Di Nunzio
Foto editing: Marialuisa Plassmann
Revisione editoriale : Diego Nuzzo
Post Scriptum: Antonio Vesco, redattore della rivista Il lavoro culturale e membro del Laboratorio di analisi e ricerca sulla criminalità organizzata dell’Università di Torino (Larco).
Architetture Criminali rappresenta per immagini come la criminalità ha influenzato l’architettura, deturpato il paesaggio e allo stesso tempo modificato notevolmente la vita di alcune persone in molteplici aspetti.
Il progetto mette in risalto attraverso il linguaggio visuale forte e deciso di Adelaide Di Nunzio due aspetti fondamentali: le strutture e i volti, facendo riflettere su come essi rappresentino due facce della stessa medaglia.
Le fotografie sono state realizzate nel Sud-Italia, ma questo è solo un primo sviluppo di un progetto che può svilupparsi in altre tappe, sia in Italia che in Europa e addirittura in altri continenti: “non ci sono confini alla criminalità e ai suoi effetti…”
Architetture Criminali è uno zoom sull’Italia Meridionale. Quattro sono le regioni interessate.
La Campania con le sue ville e piscine delle case della camorra, la Calabria grande protagonista dell’Incompiuto pubblico e privato, la Puglia con le miriadi di aziende interrotte ed infine la Sicilia con i suoi luoghi confiscati.
Architetture Criminali è un libro anche sulle persone che hanno subito gli effetti della criminalità sulle loro vite come l’architettura e i paesaggi, volti dell’Italia meridionale che raccontano la stessa storia con la medesima atmosfera di rabbia ed abbandono.
Queste persone hanno cambiato rotta dopo aver avuto, ciascuno con differenti gradi, contatti con la criminalità organizzata e la malavita, effetto per il quale le loro vite sono state influenzate dalle dinamiche della criminalità, creando sentimenti contrastati e cambiamenti drastici.
La paura, il dolore, la forza, le perdite e le reazioni sono i sentimenti e le azioni che nascono dagli intrecci tra la criminalità e la vita delle persone -purtroppo talvolta anche casuali- sono il risultato di uno scontro tra carnefice e vittima, sono la memoria di qualcosa che vuole essere oscurato, testimoniano e rinunciano alla loro libertà, in solitudine, nella paura e talvolta anche ai limiti della povertà.
Il lavoro fotografico si sofferma infine sul corto circuito dell’eterno “non finito”, quello degli appalti per grandi costruzioni, alberghi, ristoranti di lusso e miriadi d’infrastrutture, interrotti perché riconducibili alla criminalità, adagiati sul territorio come scheletri di cemento e ferro.
Rovine di glorie passate, di potenza confiscata, di marmi spogli e scale desolate, terrazzi abbandonati con piscine vuote abitate da lerce ninfee sono i paesaggi archeologici ed architettonici italiani a richiamare solitari Partenoni e totem contemporanei, testimonianza di qualcosa di maledetto che è stato e che non c’è più. Come i paesaggi, cosi anche le persone sono destinate ad un eterno “non finito”.
Le immagini presenti in Architetture Criminali accompagnano lo spettatore e favoriscono un’immersione totale in questi luoghi, attraverso strutture non finite, beni confiscati e sguardi sofferenti.
Ci sono ancora molti dei beni acquistati con soldi sporchi, attività avviate per il riciclaggio di denaro illecito e si può affermare senza dubbio che una buona parte dell’Italia accoglie costruzioni architettoniche di stampo mafioso: dall’abusivismo a strutture mai finite, connotate da un’estetica, da simboli, forme e decori ben definiti.
In Italia, soprattutto al sud si è sviluppato un gusto che potremo chiamare ironicamente “Il Sacro-Kitsch”.
Questa è ormai una realtà ben connotata, il gusto diventa uno stile che esprime un immaginario che influenza tutto il loro mondo, dall’architettura all’arredamento, dalla moda al food come per esempio la cascata di cioccolata con fuochi d’artificio alla sommità della torta nuziale, e alle modalità di divertimento e di celebrazione.
Basti pensare alla carrozza con cavalli per portare in trionfo i festeggiati o ai manifesti pubblicitari per augurare buon compleanno.
Ma poniamo per un momento la nostra attenzione sugli aspetti formali delle costruzioni sia pubbliche che private, che cosa accade oggi?
Agli albori di Al pacino in “Scarface”, nota villa che ispirò il boss Sandokan, lo stile si è conformato alla modernità, ha mischiato i generi, il neoclassico, per la potenza e la gloria degli imperatori, al barocco che esalta il dorato, la luce le forme rotondeggianti, ma con materiali poveri gesso, ceramica e plastica dorata a spray o a smalto.
Sono note le sculture di animali alle entrate, o i troni per il salotto con tappezzerie zebrate e leopardate, espressione di ricchezza.
I marmi etnici proveniente dal Brasile o da parti lontane, salotti bagni ricoperti da queste lastre colorate con venature luminescenti, e poi ancora scale a chiocciola vittoriane interne a collegare i piani con terrazzi o entrate semicircolari trionfanti.
Edilizia e costruzioni rotonde con vista a 360° sul territorio, finestre ad oblò agli ultimi piani a richiamare le navi, e infine, piscine ovunque su terrazzi e giardini, vasche ovali a conchiglia ad accogliere le veneri con l’indiscutibile idromassaggio.
Queste forme non sono solo prodotte dalle cosche criminali, ma hanno influenzato spesso anche le costruzioni private e pubbliche delle province italiane.
L’abusivismo delle espansioni dei balconi che diventano terrazzi con piante e madonnine illuminate a festa, letti imperiali con velluto e oro, scale attorcigliate in cemento su sé stesse, colori pastello o fluorescenti fuori da ogni logica cromatica di rispetto del territorio circostante.
Leggi l’intervista ad Adelaide di Nunzio sul blog di Crowdbooks.