Project Description
Il viaggio e il senso di appartenenza, queste potrebbero essere le cifre di questo progetto, dove per viaggio si intende esplorazione e, per appartenenza, il fatto di essere “indigeni”.
Lo spunto viene dal libro di Paolo Rumiz, “Appia”, in cui viene descritto il percorso fatto a piedi da lui e da altri suoi amici di una delle più antiche strade del mondo, certamente la più antica d’Italia, che ci restituisce un itinerario dimenticato, splendido e tragico allo stesso tempo. Nel libro, lo scrittore esplicita un augurio che è anche un invito: che altri viaggiatori possano ripercorrere “questo bene scandalosamente abbandonato” per riappropriarsene prima che esso venga definitivamente cancellato.
Il progetto è l’accoglimento di questo invito. Una prima risposta di noi “indigeni” che quel bene abitiamo. La fotografia è il nostro linguaggio ed è con esso che intendiamo ripercorrere l’antico itinerario nella sua parte meridionale, seguendo le mappe che sono state accuratamente preparate dai suoi primi viaggiatori contemporanei.
La visione di questa strada sarà quindi una sua nuova immagine che ce la faccia sentire nostra, evitando la retorica di una Puglia e Basilicata turistica o, come spesso si dice, da cartolina. Una osservazione quasi analitica di quello che si incontrerà sul percorso non in senso documentativo ma interpretativo in cui ogni autore si calerà secondo la sua cultura e sensibilità: una visione autorale.
A guidarci sarà il privilegio di essere persone che su questa terra ci vivono e che si traduce in un attraversamento lento e meditato proprio perché non di passaggio. E allora che il bello e il brutto, il politico e il religioso: archeologia, ferrovie, piantagioni, chiese, fabbriche, svincoli e persone si fonderanno in unico sguardo che potrebbe essere restituito attraverso una mostra/pubblicazione.
Utili, perciò, potranno rivelarsi le esperienze di chi ci ha preceduto, i viaggiatori ma anche i poeti e gli scrittori, non dobbiamo inventare nulla ma, semplicemente, “rivedere” ciò che già c’è. In fondo si tratta di un cammino e ogni cammino è quasi sempre un’esperienza collettiva anche se distante nel tempo.
Il nostro passaggio sarà uno dei tanti possibili nella costruzione di una NUOVA MAPPA di questa antica strada.