M

la storia di una persona con disabilità senza i soliti cliché.
di Paolo Manzo

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Project Description

M, il libro di Paolo Manzo.

Guarda, io questo momento ce l’ho impresso nella mente come fosse ieri. Eravamo in bagno, soltanto io e lui, mamma era andata al lavoro. Lui stava davanti allo specchio, si stava preparando per andare al mare. Mentre lo guardavo sistemarsi i capelli gli dissi:
Mario, stamattina il tempo non è buono, che ci vai a fare al mare?

Lui mi rispose di non preoccuparmi, che ogni momento è buono per entrare in acqua. Lo fissai perplessa, avevo solo 13 anni, e per me il mare senza sole valeva poco. Lo guardai ancora e senza neanche sapere il perché gli dissi di stare attento. Glielo dissi, ne sono sicura.

Paola, la sorella di Mario.

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Siamo nel 2002, il 28 Luglio precisamente. Mario all’epoca, ha sedici anni e mezzo. Dopo un tuffo, subisce una lesione midollare c4/c5, ASIA A, che lo rende tetraplegico.

Nel 2015 conosco Mario e un anno dopo inizio a seguirlo. Passo con lui intere giornate, dalle otto del mattino fino a mezzanotte, entrando con discrezione nel suo nucleo familiare, composto dalla madre e da due sorelle. Ho cominciato questo progetto perché volevo mettermi in gioco in prima persona, capire fin dove potevo spingermi, volevo avvicinarmi a una situazione a me sconosciuta per capirla davvero.

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Il rapporto che si è creato con Mario, entrare nel suo mondo, vivere la sua quotidianità, mi ha permesso di superare quei limiti che io stesso avevo. Mario vive la sua vita e le sue battaglie con una grande spontaneità.

Da tutto questo nasce il desiderio di raccontare la vita di un diversamente abile senza i soliti cliché, oltre i luoghi comuni che siamo abituati a vedere, per mostrare come si può reagire a una società che non ha ancora chiaro il vero concetto di disabilità.

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Frequentando Mario ho cominciato a integrarmi con la famiglia, creare un legame, interagire con loro, renderli partecipi del progetto, esprimere i miei dubbi e le mie perplessità. Mi sono inserito in un contesto di equilibri particolari, mi sono esposto in prima persona. Ci sono stati giorni di scatti intensi e giorni in cui non ho scattato, giorni di riflessione che mi hanno permesso di integrarmi con loro e portare avanti il progetto.

Ho sviluppato il lavoro in simbiosi con la famiglia, ogni volta che stampavo i provini, cercavo sempre di riunire tutti per mostrare il lavoro, fargli capire cosa mi mancava e cosa volevo fotografare, cosa desideravo raccontare. Li ho sempre coinvolti in qualunque cosa motivando ogni scatto. Sono stato molto trasparente nel mio lavoro, è stato un atto dovuto, soprattutto per chi mi ha aperto le porte sul proprio mondo.

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In questo contesto si inserisce prepotente anche Fuorigrotta, il quartiere dove vivono Mario e la sua famiglia. Fino all’epoca fascista è stato un quartiere agricolo; in quel periodo furono eseguiti notevoli interventi urbanistici che rivoluzionarono l’assetto del quartiere.

Sono un foto-giornalista e un fotografo documentarista, è stato inevitabile per me fondere questo aspetto nel progetto. Raccontare anche la periferia di Napoli che gioca un ruolo fondamentale nella vita di Mario. Barriere architettoniche, mezzi pubblici e luoghi non accessibili diventano una evidente limitazione alla sua indipendenza.

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La prima volta che ho conosciuto Mario eravamo al bar vicino casa sua. La prima difficoltà, il mio primo dubbio, è stato quello di capire se potevo dargli la mano. Dopo un po’ abbiamo cominciato a parlare del mio lavoro e Mario mi chiese di aiutarlo a bere la birra. Quello fu il momento in cui una piccola barriera invisibile si ruppe.

Il tempo ci ha permesso di creare un legame. I primi giorni che ho iniziato a frequentare casa sua, passavamo il tempo ad ascoltare musica e fumare insieme. Quelli sono stati momenti in cui abbiamo cominciato a conoscerci, scrutarci a vicenda, entrare l’uno nel mondo dell’altro. Ci sono stati periodi di pausa, ma nonostante questo ci siamo sempre sentiti e abbiamo sempre avuto il desiderio di frequentarci.

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Adesso, a distanza di tre anni, posso affermare che tra noi c’è un’amicizia profonda. Mi sento parte della sua famiglia, ho bisogno di vederlo, di viverlo, di dargli “fastidio” come si fa con un affetto caro. Il contatto fisico è spontaneo, naturale, e tutto questo nasce da un rapporto che si è intensificato giorno per giorno.

Conoscendo Mario ho provato la sensazione di essere considerato, di essere utile, di fare qualcosa di concreto. Adesso sento di avere il diritto di puntare il dito verso ogni scorrettezza del mondo e puntare il dito anche verso me stesso per la superficialità di alcune mie azioni passate.

Sedici anni più tardi Mario vive la sua vita, la disabilità e le sue battaglie quotidiane con un’incredibile leggerezza.

Specifiche libro

Larghezza:240cm
Altezza:16.5cm
Pagine:128
Copertina:Brossura Filo refe
Lingue:Italiano, English

Author Informations

NomePaolo Manzo
Paese Italia
Sito webhttp://www.paolomanzo.com/

Biografia

Nato a Napoli nel 1986, Paolo Manzo è un fotografo e fotogiornalista freelance. Nel 2008 si è diplomato in Arti Visive presso l’Istituto Europeo di Design di Roma e da allora ha iniziato la sua carriera nel fotogiornalismo, focalizzandosi principalmente su temi sociali, politici ed economici, legati prevalentemente alla periferia di Napoli e del territorio circostante.

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